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Aprire le porte ai giovani migranti

di Angela Ascione

 

 

Bologna - I minori non accompagnati che arrivano in Italia hanno bisogno di avere adulti di riferimento per crescere; su 13000 sono meno di 500 i ragazzi che hanno trovato accoglienza in casa altrui.

 

La legge Zampa

Promulgata il 7 aprile del 2017 la legge Zampa si pone l'obiettivo di rafforzare la tutela nei confronti dei minori stranieri non accompagnati. A un anno dall'approvazione di tale norma circa 4000 cittadini italiani si sono mostrati disponibili nell'accogliere questi giovani stranieri.

 

 

Come avviene l'affido?

E' un'accoglienza temporanea, ratificata dal Tribunale dei Minori, è aperto a tutti tra cui coppie sposate o conviventi, eterosessuali e omosessuali, senza limiti d'età. In questo caso l'obiettivo è centrato sul garantire al minore una crescita idonea all'interno di solide relazioni familiari tali per cui gli possa essere assicurato un valido futuro. Il primo passo da compiere consiste nel rivolgersi ai Servizi Sociali degli Enti locali  che si regolano ognuno a suo modo e periodicamente realizzano corsi; è il Servizio Sociale che ha il dovere di valutare l'adeguatezza della famiglia per verificare che possieda le qualità necessarie per prendersi cura del giovane. Viene fatto un percorso di formazione con assistenti sociali e psicologi e alla fine viene proposto un abbinamento con un ragazzo selezionato in una comunità di accoglienza.

 

 

La figura del tutore

Chi accoglie i minori stranieri non accompagnati è fortemente sostenuto da Save the Children che affida a questi un punto di riferimento capace di orientarli verso l'integrazione all'interno della società. Prima della legge Zampa la tutela veniva affidata ad una istituzione come il sindaco (che però non può garantire una presenza costante) mentre ora il tutore volontario è un cittadino che dopo un'adeguata preparazione, in maniera totalmente gratuita affianca il minore. 

 

 

La storia di Marco e Daniela

A Milano una famiglia composta da marito, moglie e due figli, ha deciso di prendere in affido Ibou, un ragazzo proveniente dal Senegal, entrato in casa loro all'età di diciotto anni. Svolge in maniera molto abile il mestiere del falegname anche se il suo sogno sarebbe quello di diventare calciatore; Il suo arrivo è stato più semplice di quanto si poteva immaginare e proprio per questo la famiglia ha deciso di tenerlo con sé fino all'età di ventun'anni dopo aver ottenuto il prosieguo amministrativo (proseguimento dell'affido).

 

 

La storia di Emanuele e Alessandra 

Sidi viene da Bamako (capitale del Mali) e dopo aver attraversato il deserto e il mar Mediterraneo è giunto a Palermo in una struttura di accoglienza; in seguito a un'intervista doppia con Emanuele e Alessandra (marito e moglie che vivono nell'Oltrepò) il ragazzo è stato accolto all'età di diciotto anni in una casetta vicino ai due coniugi dove rimane per un anno. Sidi si è iscritto ad un corso per lavorare in una casa di riposo come ausiliario socio assistenziale anche se desidererebbe fare il medico. 

 

 

La storia di Silvia

Silvia vive a Bologna ed è madre di una bambina di sette anni, ha conosciuto il progetto Vesta, promosso dall'ASP di Bologna e ha deciso di prendere in affido Hardi, un ragazzo proveniente dal Gambia che dopo esser giunto in Italia ha continuato a vivere fino all'età di diciannove anni in comunità. Come afferma la donna il giovane si è dimostrato fin da subito protettivo, soprattutto nei confronti della bambina, premuroso e gentile ed inoltre si sta integrando adeguatamente nella società.

 

Credit: afp

Fonti: IoDonna