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I viaggi della speranza

di Federica Lelli

 

Bologna- Analizziamo le varie storie riguardanti i diversi viaggi che molti richiedenti asilo hanno dovuto compiere per giungere in Italia. 

 

 

Richiedente asilo Nigeriana

"io e la mia famiglia abbiamo deciso di fuggire dalla Nigeria per dirigerci in Niger,qui siamo rimasti per cinque anni adattandoci a uno stile di vita all'insegna di piccoli lavoretti e condotto all'interno di una piccola stanza. Nel 2005,venendo a conoscenza del fatto che molta gente in Libia aveva trovato condizioni vitali maggiormente dignitose, decisi di tentare la fortuna e qui vi rimasi fino agli esordi della guerra che afflisse tale paese; successivamente,in seguito alle persecuzioni contro gli Africani,fummo aiutati dal nostro padrone di casa a fuggire e così arrivammo a Tripoli: io nelle vesti di musulmana mentre mio marito nascosto nel baule. Dopo due giorni interi di viaggio, grazie ad un signore col quale mio marito parlò, riuscimmo a salire sulla nave e finalmente arrivammo a Lampedusa".

 

 

Richiedente asilo pakistano

"Mi trovavo in Pakistan, qui presi un aereo da Karachi diretto ad Istanbul, dove rimasi alcuni giorni per poi dirigermi in Grecia (vivendo per circa quattro mesi in una casa ad Atene). Dalla Grecia poi, giunsi in Macedonia, dopo esser venuto a contatto con un agente, il quale mi portò in un paesino dove mi venne data la possibilità di fare il contadino e quindi di guadagnare del denaro per poter procedere nel viaggio. Dopodiché giunsi in Ungheria, dove rimasi altri cinque mesi per arrivare finalmente al termine del mio percorso giungendo in Italia".

 

 

Richiedente asilo eritrea

"A causa della guerra tra Eritrea ed Etiopia, sono stata trasferita ad Asmara, dove vivevo in un quartiere dal nome "78"; Successivamente da Asmara giunsi a Barentù e da qui partii per andare ad Hafir (situato nel confine fra Eritrea e Sudan); da qui fui mandata in un campo profughi chiamato "shagarab". Percorsi per più di una settimana il deserto libico, quando un giorno mi presero per portarmi in una prigione chiamata "hawari" (a Bangasi), ero incinta e le mie condizioni di salute non erano delle migliori; al termine del percorso, giunsi a Tripoli, da cui partii per arrivare a Lampedusa".

 

 

Richiedente asilo maliano

"Ho compiuto il mio viaggio in solitudine, lasciando il mio fidanzato in Mali; da qui mi diressi verso Gao dove trovai un trasportatore di animali che mi portò fino al confine con l'Algeria (dove rimasi per circa 2 settimane in un foyer), partii per la Libia da cui, senza pagare e trovando qualcuno che fosse disponibile a portarmi, attraversai il Sahara per arrivare a Ghadames (gennaio del 2010). Successivamente mi trasferii presso Tripoli, dove feci il giardiniere fino allo scoppio della guerra che pervase lo stato. Infine, da Tripoli riuscii a salire su un barcone che viaggiò incessantemente per due notti e un giorno, eravamo stanchi e finimmo tutte le vivande e finalmente arrivammo a Lampedusa".

 

 

Richiedente asilo somala

"Mi trovavo a Mogadiscio, qui possedevo un banchetto situato in una strada di passaggio in cui vendevo del tè, in seguito scappai dalla Somalia per arrivare attraverso un autobus a Gibuti; da lì, a piedi, arrivai in Eritrea; sempre a piedi poi ho raggiunto Karthoum, in Sudan, da cui mi diressi verso la Libia nascosta a bordo di un furgone. Successivamente, giunsi nel deserto dove aspettai 4/5 giorni per un passaggio, fino a quando non salii su una macchina diretta verso la Libia. Al termine del viaggio riuscii finalmente a salire su un barcone che rimase per ben 4 giorni in mare, finché non venne avvistato da un peschereccio italiano che ci condusse a Lampedusa."

 

Immagine in evidenza: afp 

Fonti: Tutta la vita in un foglio